In un’attività con alcuni studenti stranieri, stavo parlando di un buco presente su un muro, quando uno di loro ha sbarrato gli occhi e ha borbottato qualcosa nella sua lingua.
Gli ho chiesto che cosa non avesse capito e mi ha risposto:
“Prof, “buco” è brutta parola per italiani!!!”
Con un sorriso accennato ho spiegato il significato letterale di questo termine, cioè “foro” o “fessura”, ma non ho potuto negare che in parte avesse ragione, perché “buco” come tutti sappiamo, è la parola da cui hanno avuto successivamente origine moltissimi termini omofobi, con evidente allusione all’orifizio anale.
A Firenze, proprio da questa stessa parola ne nasce un’altra molto diffusa che, come la prima, ha accezioni volgari: “Bucaiolo”.
Anche questo caso però, come il primo, non aveva inizialmente un significato brutto o negativo.
Esistono varie versioni raccontate dalle persone del posto, in particolare tre sono quelle più plausibili e diffuse:
1. Anticamente i negozi di San Lorenzo, nel cuore di Firenze, erano chiamati buche poiché erano al di sotto del livello stradale e quindi “in buca”.
Di conseguenza, coloro che vi lavoravano erano chiamati “bucaioli”, poiché stavano nella buca, appunto.
All’ora di pranzo passavano i carri con il cibo e i venditori, per attirare l’attenzione dei negozianti che, da lì sotto, non si sarebbero accorti del loro passaggio, urlavano “Bucaioli, c’è le paste!!”
2. Una seconda versione fa riferimento ai renaioli, cioè coloro che dovevano raccogliere la rena dal fondale dell’Arno, sabbia che veniva usata in campo edile: per fare questo, ogni giorno andavano con una barca apposita, dal fondo piatto, in un punto del fiume, la bloccavano ad un palo ancorato, e, con una particolare pala di legno lunga quasi 5 metri, raschiavano il fondo del fiume formando così delle grosse buche.
Quando l’Arno era in secca, veniva fatta la stessa cosa senza l’uso di un’imbarcazione e le buche diventavano anche visibili.
Per questo venivano chiamati “bucaioli”: coloro che facevano le buche, appunto.
Ovviamente, lavorando a lungo, non tornavano a casa per pranzo, così le mogli dei renaioli si recavano sull’argine a cucinare qualcosa e, quando era pronto, gridavano “bucaioli, c’è le paste!!”, esattamente come nella versione precedente.
3. Un’altra è quella che riguarda gli stradini, ovvero chi di lavoro doveva riempire le buche con la ghiaia e che venivano chiamati per questo “bucaioli”.
Ci sono poi altre ipotesi riferite a coloro che bucavano i biglietti di tram o teatri o, ancora, alcuni dicono che “bucaioli” fosse il modo in cui i fiorentini chiamavano coloro che svuotavano i bagni delle case, detti anche “merdaioli”, e che poi versavano gli escrementi in apposite buche in riva all’Arno, così che l’acqua li portasse ai pisani (ma questa è probabilmente una versione creata ironicamente contro gli abitanti della vicina città, come spesso è successo)
Con il passare degli anni, come accade frequentemente, il significato è cambiato e, partendo da questi richiami continui e da questa parola udita quotidianamente, si è iniziato a usare “bucaiolo” come saluto amichevole, come gioco, come insulto e come termine negativo anche se utilizzato al femminile rivolto alle donne (famosissima la scena del film “Amici miei” dove cantano, proprio di una donna poco…affidabile, chiamandola così).
Che poi, pensandoci bene, tutta la nostra bella Firenze, infilata tra le sue colline, è all’interno di una grossa buca, quindi, noi che ci stiamo, siamo tutti un po’ “bucaioli”!
Erri De Luca diceva: “L’italiano va bene per scrivere, dove non serve la voce, ma per raccontare un fatto ci vuole la lingua nostra che incolla bene la storia e la fa vedere.”
E tutte queste tradizioni venivano infatti trasmesse e raccontate a voce, per questo esistono versioni diverse.
E voi, utilizzate questa parola?
L’avete mai sentita?
Appoggiate una di queste origini o ne conoscevate un’altra?
Se un nonno o qualcuno ve ne avesse parlato o se usate qualcosa di simile in altri dialetti fatecelo sapere 😊
ndr. (“le paste”, in fiorentino, sono “la pasta”!!)