Il sesso, l’amore, i rapporti di coppia, i sentimenti, l’affetto, le emozioni, l’attrazione. Non è facile gestire insieme tutte queste forze che sembrano spingere in direzioni contrastanti. Spesso lasciamo che un estraneo soddisfi i nostri desideri fisici e sessuali così da non dover intaccare in quest’equilibrio impegnativo. Così da poter provare piacere senza provare fatica. Così da godere solamente.
Ma questa situazione di illusoria perfezione ci porta in realtà a provare sofferenza logorando un cuore che sa innamorarsi anche contro la nostra volontà. Che non sa mentire. Che si frantuma lentamente sbattendo sulle comode scelte che facciamo. Vedendo con gli occhi dell’amore che non sappiamo aspettare di andare a letto con chi amiamo. Che non sappiamo avere il coraggio di rischiare e sudare con chi ne vale davvero la pena.
Citando una lettera presa dal mio libro “Al buffone della corte delle mandorle “, esprimo così, a modo mio, con le parole di una regina delusa, la potenza di chi ci resta accanto nonostante i nostri errori. La forza di chi ci dona un’altra possibilità in un rapporto non perché non sappia cosa abbiamo fatto di sbagliato, ma perché crede nei cambiamenti consapevoli. Perché è disposto a stare male pur di poter, dopo, star bene in due.
Spesso, purtroppo, però invece di approfittare di quella rara occasione, ci approfittiamo ancor di più di chi ci vuole bene finché non ci accorgiamo che è ormai troppo tardi.
La sorte diverte a carte scoperte, distorte, me, dolce consorte, tra le tue gattemorte.
Rifletti in disparte, buffone di corte.
Sii forte e cammina.
Assassina, la strada maestra, e la cocaina.
Io china ritorno bambina e tu fuggi su quella collina e t’innalzi su punte di piedi mai scalzi e ti siedi e ti chiedi se ancora ci credi a noi due, le mie o le tue verità, chi lo sa la realtà cosa chiude, chi esclude, probabili donne nude, in quella palude dei tuoi sentimenti, accattivanti abitanti di menti, che mentono in sogni accecanti.
Tu menti. Tu canti.
Io scrivo argomenti inerenti di istinti innocenti, riflessi su duri diamanti che accecano i cuori di teneri amanti, distrutti da spinte allettanti, serpenti suadenti.
Amazzoni pazze, ragazze di incerte bellezze che soddisfano a pieno le tue debolezze, danno sostanza alle tue leggerezze e le nuove incertezze si incastrano e uccidono.
Bastoni, collisioni di ormoni, fra ruote di antiche carrozze sparite, cadute in buche che mutano euforiche favole in fallimenti di falliche sfide.
Cronache eclettiche, epilettiche, traballanti in isteriche scoperte sconvolgenti, massacranti.
Torna zucca la carrozza.
Cenerentola accarezza l’amarezza della pozza formata dalla brezza, dal sudore del dolore di una fredda consapevolezza del tuo amore da adulatore.
Arancione batticuore, triste colore senza odore, né sapore, ma col rumore di chi infilza la mente del presente, sentendosi attore, aitante, brillante, affascinante.
Non è una commedia, brigante. Incosciente malvivente: vivi male da sfidante. I controcorrente stupiscono forse la gente, ma deludono me, volente o nolente.
Hai coniugato al passato il presente.
Hai perso l’amore che hai amato e credevi scontato.
Affamato di fama, sconti la pena abbracciato al tuo Io da arrapato neonato, impugnando un pugnale affilato.
Ripudiato ti senti castrato: hai osato e abusato.
Ma hai perso e disteso sul dorso si forma il percorso del grande rimorso e fa strada a quel topo riapparso, roditore conduttore di amore.
Sgranocchia una mandorla sulle tue ginocchia, pernacchia al dolore che picchia.
Cenerentola ha il fiato alla gola, ma ti coccola ancora.
Senza fata turchina io resto regina e ti dono il perdono e tu prono imploravi pietà, ma ricorda che è mia volontà darti un’altra possibilità, che la dura realtà non avrà mai bisogno di te.
Eh già.
Devi darti da fare e recuperare le ore impegnate a godere e sudare.
Non esitare e non festeggiare.
Feconda te stesso, tornando ad amare!
Chiara Cuminatto