Cicatrici: l’importanza di non fuggirle.

Spesso cerchiamo di evitare ciò che può ferire. Facciamo di tutto per non soffrire. Proteggiamo il nostro corpo, i nostri pensieri, i nostri sentimenti pensando che il preservarli da ogni pericolo è ciò che conta: la salute prima di tutto.

Ci sentiamo orgogliosi nel sorridere e godere per l’aver evitato qualcosa che potesse farci del male.

Uno scrittore belga un giorno disse: “Il dolore è un grande maestro, però nessuno vuole essere il suo discepolo”.

Credo che questa frase racchiuda tre aspetti fondamentali:

  • il dolore insegna qualcosa;
  • per imparare dalla sofferenza bisogna volerlo;
  • per crescere da ciò che di brutto ci accade dobbiamo impegnarci giorno per giorno, con costanza, seguendo i passi che il maestro ci mostra, come solo un discepolo fa.

Ho avuto paura pochi giorni fa. Paura di affrontare una situazione. Paura di stare male.

Ho cercato di fuggirne inizialmente, di sentirmi bene nelle mie sicurezze, di non rischiare.

Poi ho ripensato a ciò che scrissi in una pagina del mio libro, usando la mano di una regina che parla al suo buffone di corte, rinchiuso nel suo corpo intatto, nella sua perfezione senza sfregi.

E ho ripensato all’importanza delle cicatrici, alla necessità di non fuggire le situazioni per paura di farsi del male, ma di affrontarle a testa alta, senza guanti, perché un corpo senza graffi non ha niente di meglio di uno sfregiato. E se impariamo a usare quei tagli come stampo dove fondere le chiavi, possiamo davvero aprire orgogliosi porte che in tanti non sanno varcare.

Ho visto la tua schiena. E il tuo petto. E le tue braccia nude.
Ho attesa serena in sala d’aspetto il primo fiore che schiude.
Ho guardato il sole che spesso illude
portando calore su una palude di rane
e zanzare che pungono spesso,
facendo bruciare come l’acqua di mare su un occhio depresso
che socchiuso voleva spiare, vederti arrossare e tenerti impresso.
Come la spinta di un amico indiscusso
che non chiede permesso e lascia un livido addosso.
Senza colore. Senza pudore.
Una firma d’autore, che lacera il cuore con lame affilate.
Ho aspettato l’estate, i costumi leggeri.
Ho aspettato che “l’oggi” mutasse in “ieri”.
Che i giorni passassero a ritmo di raggi incalzanti, bollenti. Che le docce divenissero frequenti.
Ho aspettato a lungo e ti ho trovato spoglio di ogni vestito e di ogni bagaglio.
Ho guardato e continuo a scrutare,
cercando negli angoli quello che voglio e non riesco a trovare:
nessuna cicatrice sul tuo volto, nessun taglio nelle mani grandi;
un corpo perfetto da uomo stolto di una vita che vivi, ma non tramandi.
Hai paura dei segni, amico buffone, delle ferite che portano un nome.
Temi il dolore e i graffi e il pallore,
sgorgato dal sangue che scorre, lasciandoti vuoto in un ignoto rossore.
Ami il sushi, lo gusti e lo ingerisci.
Ti piace il Giappone, lontana nazione, che ammiri e rapisci.
Studi ogni uso, ogni modo di fare, ogni sua tradizione.
Ti svelo una cosa che forse ti sfugge, mio caro buffone, un’abitudine nota, una grande ideazione:
se un vaso si rompe nel tuo amato Paese, lo spacco è esaltato e le crepe difese;
il taglio profondo è cosparso d’oro e da due cocci di vaso rotto ne scaturisce un capolavoro.
Tra un’alga, del riso e un po’ di salmone, guarda un giapponese e prendi ispirazione: le cicatrici le scansi da sempre, ti senti perdente e non usi la mente.
Riempile d’oro d’ora in avanti;
torna a lavoro, ma levati i guanti.
Scopri nel solco di un graffio che brucia lo stampo perfetto e abbi fiducia.
Fondi una chiave per ogni sfregio che apra le porte ad un nuovo pregio.
E dalla corte, sognando il Giappone, mangiati il sushi, poi esci e stupisci, cialtrone!

I giapponesi usano l’oro per incollare i pezzi di ciò che si rompe e valorizzare proprio quella crepa che in tanti riterremmo brutta e causa di un oggetto ormai da buttare.

Noi possiamo riprendere in mano gli insegnamenti, la volontà e la costanza e andare a lavoro come sempre, ma senza guanti, da ora in poi.

Pubblicato da chiaracuminatto

Mi chiamo Chiara Cuminatto e sono nata il 03/04/1989. Vivo a Campi Bisenzio a tratti perché viaggio molto e la mia vita imprevedibile non lascia spazio alla monotonia. Mi sono laureata in Lettere Moderne all'Università di Firenze nel 2011 e specializzata in Scienze Linguistiche all'Università di Bologna nell'Ottobre 2013. Ho cambiato diversi lavori a causa delle poche possibilità avute in ambito umanistico e linguistico, ma non smetto di credere nella bellezza delle sfide e nel potere di chi vuole qualcosa. Faccio parte di un gruppo missionario da ormai molti anni e la collaborazione tra le persone, la ricchezza delle diversità e l'aiuto fraterno fanno parte di me come stile di vita radicato a fondo. --------------------------------------------------------------------------------------------------- My name is Chiara Cuminatto and I was born on 04.03.1989. I live in Campi Bisenzio at times because I travel a lot and my unpredictable life leaves no room for monotony. I graduated in Modern Literature at the University of Florence in 2011 and specialized in Linguistic Sciences at the University of Bologna in October 2013. I changed several jobs because of the few possibilities had in the humanities and linguistics, but I do not stop believing in Beauty of the challenges and the power of those who want something. I am part of a missionary group for many years now and collaboration between people, the richness of diversity and the fraternal help are part of me as a lifestyle rooted deeply.

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