<Sembrava che stesse bene e poi, di punto in bianco, ha iniziato a piangere>.
<Odio quando le persone spariscono così, di punto in bianco>.
<Stavo guidando e, di punto in bianco, la macchina si è fermata>.
“Di punto in bianco”: all’improvviso, direttamente.
Perché usiamo questa espressione, in italiano, per indicare qualcosa che arriva senza avvertire?
L’abbiamo presa dai nostri cugini francesi che la usavano in gergo balistico e militare: “de but en blanc”.
Quando dovevano sparare con un cannone, solitamente lo alzavano per posizionarlo sulla linea di mira giusta per indirizzare il tiro; ad ogni linea corrispondeva un numero o un valore.
C’era un punto, però, che non aveva niente a identificarlo, era bianco.
Era il punto che corrispondeva a un tiro orizzontale, senza elevazione che, colpendo a distanza ravvicinata, aveva il vantaggio di essere imprevedibile.
Non aveva bisogno di calcoli preliminari e preparazione.
Era improvviso.
Ci sono molte cose che succedono all’improvviso: un amore inaspettato, un incidente mentre vai a lavoro, la neve a Firenze, dei soldi per terra, l’occasione di un viaggio, la morte.
Cerchiamo spesso di inscatolare tutto in una logica creata da noi, in un’obiettività umana.
Ma la vita di tutti i giorni non segue questi schemi e non può essere controllato, capito, analizzato ogni evento.
Accettare l’imprevedibile non è una sconfitta: non possiamo decidere sempre cosa accadrà.
Ma possiamo decidere sempre come reagire a questo colpo che arriva a distanza ravvicinata.
Che sia un evento bello, brutto, un’occasione da non perdere o un evento del quotidiano, l’imprevedibile spiazza.
Ma non è l’evento in sé a lasciarci immobili, è il non sapere come reagire.
Non ci facciamo trovare pronti.
Ogni giorno ci succedono cose che non decidiamo noi.
Ma non a tutte reagiamo allo stesso modo.
E ogni giorno accadono le stesse cose improvvise a persone diverse.
Ma non tutte reagiscono allo stesso modo.
I pensieri guidano le nostre scelte e le nostre scelte diventano azioni.
È nel nostro modo di pensare, dunque, che si cela la differenza tra come reagiamo a una cosa rispetto a un’altra.
Non possiamo controllare tutto ciò che ci succede di punto in bianco, ma possiamo allenarci a pensare in modo positivo, costruttivo, coraggioso, così da vivere concretamente con questo stile.
E reagire allo stesso modo.
Ho visto vite di persone che, di punto in bianco, sono cambiate completamente.
Un incidente grave, un successo improvviso, un lavoro dall’altra parte del mondo, un figlio malato, un’occasione persa e una trovata.
Stefano Borgonovo che ha “trasformato il veleno della malattia in medicina per gli altri” come disse Roberto Baggio
John Paul DeJoria, che a 9 anni vendeva giornali per le strade fredde di Los Angeles e che poi, sfruttando le sue doti da venditore allenate per anni, costruì un impero da 4 miliardi di dollari.
Alessio e Lorenzo che, dopo un incidente, si vedono costretti a una sedia a rotelle, ma, invece di abbattersi, rinascono completamente in una vita piena di progetti, umanità, gare paralimpiche e sorrisi.
Chiara Corbella, che dove un altro avrebbe visto la propria morte, lei ha visto la vita di un figlio.
E molti, moltissimi altri.
Quel colpo di cannone non lo possiamo schivare.
Ma forse è giusto così.
Perché sennò scapperemmo da tante cose che nascondono, invece, le opportunità più grandi.
Galileo Galilei diceva: “Dietro ogni problema c’è un’opportunità.”
e aveva ragione, basta guardarla.
L’importante è allenarci a pensare nel modo giusto, dunque, a riflettere ogni giorno, a capire chi siamo.
Dobbiamo imparare a costruire qualcosa di solido dentro di noi.
Come un albero con radici solide che cresce forte.
In modo tale che quando quel colpo arriva ci trovi pronti a prenderlo, a ripartire con una nuova chioma, ma lo stesso cuore.
Non facciamoci trovare come un albero pieno di foglie da ammirare, appoggiato soltanto al terreno, concentrato su chi intorno gli batte le mani, che, appena il cannone spara, si trova spazzato via completamente.
Travolto dalla sua superficialità.