A scuola mi bullizzavano.
Le mie compagne di classe mi chiamavano “pu**ana, ragazza facile”.
Mi dicevano che ci provavo con tutti.
Non mi sentivo a mio agio.
Stavo male.
Volevo urlare al mondo che non sono così.
Che quelle parole mi distruggono dentro, mi fanno piangere, isolare.
Volevo urlare al mondo che non riuscivo a urlare.
Poi siamo andati in DAD.
Mi sono trovata in casa.
Chiusa.
Lontana da quelle parole.
E da quelle persone.
E da tutto.
E da tutti.
E i pensieri sono diventati di più.
La solitudine amplificata.
Non riuscirei mai a dire queste cose ai miei genitori.
Mi vergogno.
E con loro non ci parlo mai.
A scuola avevo il bidello, l’insegnante, qualche amici di 2C.
Non sapevano cosa portavo dentro, ma mi davani sicurezza.
Stare a casa mi sta uccidendo.
Preferivo quando mi chiamavano “pu**ana”, almeno il problema lo avevo davanti.
E prima o poi lo avrei affrontato.
Qui sono lontana da quelle parole.
Lontana dal problema.
E questo isolamento mi distrugge ancora di più.