L’ATTESA
Avvento: venuta, attesa. Attesa di una venuta.
Sto per partire di nuovo per un viaggio impegnativo, un’amica si sta per laureare e un’altra aspetta la risposta per un lavoro. Qualcuno in questo momento è in attesa di una visita importante, il giorno in cui rivedrà l’amore della sua vita, un evento rinomato.
Tutti, almeno una volta, abbiamo aspettato qualcosa, ma non tutti abbiamo saputo come farlo.
Alcuni giorni e appuntamenti sono scritti a caratteri così grandi dentro di noi che ci fanno perdere la visuale dei giorni precedenti. Siamo così proiettati verso la meta che tutto ciò che viene prima ci sembra una perdita di tempo e non vediamo l’ora che finisca.
Vogliamo solo montare su quell’aereo, fotografarci con la corona in testa, abbracciare quella persona, iniziare a lavorare, poi potremo concentrarci di nuovo, darci da fare, sfruttare a pieno il tempo che abbiamo.
Così sprechiamo tutto quello che passa prima dell’evento. Aspettiamo con le pantofole ai piedi compiendo azioni che non ci impegnino la mente. Passiamo il tempo senza viverlo davvero.
E ci siamo abituati ad avere lo stesso atteggiamento anche per tutte le volte in cui attendiamo qualcosa di futile e quotidiano, qualcosa che non avrebbe motivo di assorbire le nostre energie. Alla fermata dell’autobus, in coda per un caffè, nella sala d’attesa di un edificio, aspettando l’inizio dell’allenamento. Telefono, alcool, sguardi nel vuoto.
Ci siamo abituati a vivere “in” attesa, ma non a vivere “l”‘attesa.
Siamo diventate persone passive che siedono passivamente attendendo che ciò che deve succedere venga verso di noi. Aspettiamo che un appuntamento ci travolga, invece di andare incontro ad esso, di prepararci, di sfruttare i momenti che lo precedono.
Chi sa attendere è paziente.
“La pazienza è la più eroica delle virtù giusto perché all’apparenza, non ha niente di eroico” (G. Leopardi)
Il mondo in cui abitiamo ci spinge in direzione opposta; predilige il tutto e subito, vuole uomini impazienti.
E noi ci siamo adeguati a questo. Facciamo di tutto per scansare i momenti di attesa e quando arrivano inaspettatamente ci irritiamo. Vogliamo tutto in modo immediato e ciò che ci divide dal nostro obiettivo, che sia un periodo di tempo preannunciato o un imprevisto, è qualcosa di fastidioso da sopportare nervosamente. Da vivere sbuffando e frettolosamente.
Imparare ad attendere è imparare ad essere pazienti, ad avere un atteggiamento e una disposizione interiore di chi sopporta avversità, difficoltà, contrattempi con positiva rassegnazione, con serenità. Senza fretta.
Chi sa attendere sa amare.
“Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi: scoprirò il prezzo della felicità”. (Il piccolo Principe)
L’attesa fa nascere in noi una sensazione eccitante, lo testiamo quando sappiamo che arriverà un amico o un amore: sistemiamo, prepariamo, organizziamo la casa e la mente perché tutto sia speciale. Siamo intrepidi. Sentiamo di non bastare a noi stessi, di aver bisogno di donarci e di ricevere la persona che stiamo aspettando per vivere a pieno. Desideriamo quella venuta. I desideri nascono dall’attesa, quindi se non impariamo a viverla, perdiamo anche quest’ultimi.
E in questo protendere verso l’altro, il nostro cuore si allarga, diventa più grande man mano che passano i minuti.
Così, sperimentando il senso vero dell’attendere qualcuno, viviamo il senso vero dell’amore. Il servizio, la pazienza, il dono, l’accoglienza, la gioia, il sacrificio.
“L’attesa è una freccia che resta conficcata nel bersaglio, la realizzazione dell’attesa è una freccia che oltrepassa il bersaglio”. (Kierkegard)
Il Natale, i regali, i parenti, gli auguri, le tradizioni, le feste, arriveranno comunque, anche se in questi giorni penseremo ad altro.
L’Avvento è una possibilità e tocca a noi scegliere di utilizzarla. Impegnarsi a riscoprire la bellezza del significato reale racchiuso nella data del 25 dicembre e assaporare così quella trepidazione naturale di chi sa che a breve arriverà un momento bello, sperato.
Così non verremo travolti da quell’istante inevitabile, ma vi andremo incontro vivendone il prima, il durante e il dopo. Andremo oltre l’evento concreto. Non lasceremo che passi, ma lo oltrepasseremo.
Ne scopriremo la natura profonda che solo chi ha saputo realizzare l’attesa della venuta può toccare con mano.
Il Natale ci vuole ricordare una venuta importante di tanti anni fa, ma ci vuole anche annunciare un’altra venuta altrettanto grande, di cui non sappiamo l’ora di arrivo.
Così nel rivivere trepidanti il giorno in cui è nato Gesù, ci alleniamo ad essere pronti per quando tornerà. E non sappiamo quando questo succederà. Non sappiamo dove questo bersaglio si trovi, sappiamo solo che esiste. Quindi invece che iniziare a prepararci dalle tre di pomeriggio, al posto di porci nel giusto atteggiamento dall’inizio di dicembre, dobbiamo iniziare a farlo da tutta la vita.
La venuta a cui ci prepariamo può arrivare ad ogni istante, giorno, mese, e dobbiamo farci trovare pronti.
L’avvento, dunque, è un momento di Grazia che non dovremmo sprecare, nel quale riscoprire la pazienza, il desiderio, l’accoglienza, l’eccitazione, l’amore. Nel quale imparare di nuovo ad andare incontro senza aspettare passivamente che qualcosa accada. Con cui capire come prepararci per bene per non essere colti alla sprovvista.
Anticamente, con la parola “adventus” si intendeva dire: Dio è qui, non si è ritirato dal mondo, non ci ha lasciati soli.
Quando aspettiamo qualcuno che amiamo e vogliamo accoglierlo al meglio, non dobbiamo pensare con la nostra testa, ma lasciare che lui entri nel nostro cuore e poi lasciarci guidare dalle emozioni che ci suscita, così da preparare tutto alla luce dell’amore che ci lega. Così da sentirlo accanto a noi ancor prima che apra la porta. Cucinargli la cena come se lo stessimo facendo insieme, così da fargli trovare proprio cio’ che voleva; fargli vivere lo stupore di avere ciò che desidera di più pur entrando in una casa altrui. Così da far sentire amato colui dal quale ci sentiamo amati a nostra volta e manifestare la bellezza disarmante dell’amore reciproco.
Lo stesso vale con Gesù: per farci trovare davvero pronti alla Sua venuta, bisogna far sì che sia Lui a dirci cosa fare, lasciargGli lo spazio per prenderci per mano, far sì che ci racconti cosa vorrebbe ricevere al suo arrivo, amarlo e lasciarci amare. Così da sentirLo accanto a noi ancor prima che nasca. PrepararGli il cuore come se lo stessimo facendo insieme insieme, così da farGli trovare proprio cio’ che voleva. Così da farGli vivere lo stupore di avere ciò che desidera di più pur entrando in un mondo altrui. Così da far sentire amato Colui dal quale ci sentiamo amati a nostra volta e manifestare, anche qui, la bellezza disarmante dell’amore reciproco.
C’e’ solo una grande, rara differenza che dovrebbe spingerci ancor di più: come possiamo sprecare l’occasione di vivere tutto questo con Colui che oltre ad amarci, è proprio l’incarnazione dell’Amore stesso?
Chiara Cuminatto
Cara Chiara ti leggo con emozione per l intensità del tuo vissuto che sento autentico e sincero, per il tuo impegno nonostante profonde delusioni delle tue aspettive. Ormai stai facendo i conti con la realtà, così lontana dai valori cui sei stata educata a credere : hai scoperto che l’ impegno ed i conseguimenti eccellenti in università, in Italia contano poco; la tua sensibilità e spiritualità ti hanno portato lontano, hai viaggiato, ti sei dedicata agli altri, hai dato tanto e ricevuto poco. Ti scrivo al fine di chiederti di resistere, di non spegnerti, di continuare a credere in te e nei profondi valori che ti appartengono. Nessuno e nessuna situazione potranno mai portar via la tua capacità di amare ed il tuo giusto desiderio di realizzazione. Ti seguo con interesse, Chiara