Mafia-Etimologie e riflessioni

Quando uno straniero parla dell’ITALIA, le prime 3 parole che gli vengono in mente sono “pasta”, “pizza” e “MAFIA”!

Noi stessi, seppur non ci sentiamo rappresentati da questo termine, lo utilizziamo tantissimo.
Lo usiamo parlando della Sicilia, delle vittime di questa organizzazione criminale, della corruzione nel mondo del lavoro, della politica e, proprio in questi giorni, per la morte di Totò Riina.

Eppure MAFIA NON È UNA PAROLA SICILIANA, né, originariamente, aveva il significato che tutti oggi le attribuiamo.

La PRIMA VOLTA che compare in un testo letterario è nel 1863 in Sicilia, nell’opera teatrale “I mafiusi de la Vicaria”, ambientata nel Grande carcere di Palermo. Qui “mafioso” indicava una persona, un oggetto o un ambiente “di spicco” e che «nell’insieme abbia un non so che di superiore ed elevato […]”. Giuseppe Pitrè, letterato dell’epoca, dà questa definizione, ma non ne spiega l’origine.

Nel 1865, invece, compare UFFICIALMENTE con un significato simile a quello che tutti conosciamo, in un rapporto del capo procuratore di Palermo Filippo Antonio Gualterio. Quest’ultimo scrisse della mafia come di “una associazione malandrinesca”, la cui caratteristica peculiare risiedeva nel rapporto con personaggi della politica.

Soltanto nel 1876, dieci anni dopo, Franchetti e Sonnino parlarono della mafia come “UN’INDUSTRIA DELLA VIOLENZA” e più esattamente come “un vasto raggruppamento di persone d’ogni grado che si trovano unite per promuovere il reciproco interesse, astrazione fatta da qualunque considerazione di legge, di giustizia e di ordine pubblico”.

MA DA DOVE NASCE QUESTO TERMINE “MAFIA”, COSÌ LONTANO DAL NOSTRO LATINO?

Molti attribuiscono un origine araba: in Sicilia, nel corso del X secolo, erano presenti moltissimi gruppi islamici e potrebbero aver portato loro questa parola nel nostro Paese.
Potrebbe venire da مهياص (mahyas) che vuol dire spavalderia, vanto; o da “maha”, cava di pietra”, dove si rifugiavano i primi mafiosi; o da “màhfil”, adunanza; o da “ma afir”, nome di una tribù che aveva dominato Palermo nel periodo saraceno.

Tutte parole arabe molto simili.

Un’altra ricostruzione, simpatica, ma probabilmente leggendaria, narra che un soldato francese chiamato Droetto violentò una giovane e che la madre terrorizzata per quanto accaduto alla figlia corse per le strade, urlando «Ma – ffia! Ma – ffia!» ovvero «mia figlia! mia figlia!» . Il grido della madre, ripetuto da altri, da Palermo si diffuse in tutta la Sicilia e portò così all’utilizzo del termine.

“MAFIA” VIENE QUINDI DALL’ARABO?! MMMH…

Queste ipotesi sono interessanti, però non tengono conto del fatto che questa parola venisse usata già da molto prima che quest’organizzazione criminale esistesse, ed era presente in tantissimi dialetti italiani, non solo in Sicilia, anzi!
La PRIMA ATTESTAZIONE lessicale di “mafia” la troviamo addirittura in PIEMONTE!!! In un dizionario del 1822.

In tutte le nostre regioni ESISTEVANO GIA’ da tempo le parole “mafia”, “maffia”, “maffio”, “mafio”, e avevano un significato univoco: volevano dire “spocchia”, “spocchioso”.

Ma perché usavamo una parola così strana, per indicare una persona spocchiosa?

È TUTTA COLPA DI MATTEO!!!

Vi spiego…

Molti anni fa la maggior parte della popolazione era analfabeta e le uniche letture a cui assistevano, l’unico momento di cultura, era in chiesa, durante la messa, quando ascoltavano le parole della Bibbia. Moltissimi detti popolari e significati traslati nascono proprio da qui, dall’ascolto di un brano e da un’interpretazione popolare.

Matteo, nei Vangeli, era un esattore delle tasse. Per festeggiare la sua conversione, dà un grande banchetto, differenziandosi dagli altri apostoli che celebrarono le loro in modo semplice e umile. Si comportò in modo spocchioso, appunto.

Questo arrivò alle orecchie delle persone e passò alla bocca, così “Matteo” divenne sinonimo di “persona spocchiosa”.

MA COSA C’ENTRA “MATTEO” CON “MAFIA”??

La parola greca Ματθαίος (Matthaios), veniva pronunciata con un suono tipico bizantino che in Italia non esiste; simile al “th” inglese per capirsi, e questo portò alla nascita di tre nomi: Matteo, Mazzeo e Maffeo, che sarebbero in realtà la stessa parola, solo pronunciata diversamente.
Da qui anche i COGNOMI tutt’ora diffusi Mattei, Mazzei, Maffei.

A differenza di oggi, molti anni fa il nome Maffeo era il più diffuso dei tre, soprattutto in alcune regioni, e veniva spesso abbreviato in Mafio.

“Mafio” (Matteo) era quindi “lo spocchioso”. E “mafia”, di conseguenza, “la spocchia”.

COSÌ È NATA QUESTA PAROLA TANTO DIFFUSA.

Non trovate questo come SCUSA per chiamare “MAFIOSI” tutti gli amici che portano il nome di “Matteo” perché, come abbiamo detto all’inizio, il significato è cambiato parecchio da almeno cent’anni!

Ps. Voi l’avevate mai usata con questo significato originario? La usate nel vostro dialetto?

Pubblicato da chiaracuminatto

Mi chiamo Chiara Cuminatto e sono nata il 03/04/1989. Vivo a Campi Bisenzio a tratti perché viaggio molto e la mia vita imprevedibile non lascia spazio alla monotonia. Mi sono laureata in Lettere Moderne all'Università di Firenze nel 2011 e specializzata in Scienze Linguistiche all'Università di Bologna nell'Ottobre 2013. Ho cambiato diversi lavori a causa delle poche possibilità avute in ambito umanistico e linguistico, ma non smetto di credere nella bellezza delle sfide e nel potere di chi vuole qualcosa. Faccio parte di un gruppo missionario da ormai molti anni e la collaborazione tra le persone, la ricchezza delle diversità e l'aiuto fraterno fanno parte di me come stile di vita radicato a fondo. --------------------------------------------------------------------------------------------------- My name is Chiara Cuminatto and I was born on 04.03.1989. I live in Campi Bisenzio at times because I travel a lot and my unpredictable life leaves no room for monotony. I graduated in Modern Literature at the University of Florence in 2011 and specialized in Linguistic Sciences at the University of Bologna in October 2013. I changed several jobs because of the few possibilities had in the humanities and linguistics, but I do not stop believing in Beauty of the challenges and the power of those who want something. I am part of a missionary group for many years now and collaboration between people, the richness of diversity and the fraternal help are part of me as a lifestyle rooted deeply.

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