Lei è Marcy Borders, una donna immortalata mentre fuggiva dal World Trade Center l’11 settembre del 2001.
E’ completamente ricoperta di cenere e detriti.
Muore di tumore, a 42 anni, il 24 agosto 2015.
Marcy lavorava per la Bank of America da un mese ed era in ritardo quel giorno.
Era appena salita a lavoro quando l’aereo si schiantò.
“Dovevo uscire di lì. Centinaia di persone stavano cercando di uscire. La tromba delle scale era molto danneggiata e dovevamo muoverci. Ero convinta che saremmo morti. Sono così contenta di aver avuto la forza di andare fino in fondo.”
Ma quando riesce a uscire, Marcy si trova di fronte uno scenario devastante.
“C’erano così tante persone ferite, era troppo per me. Ho visto persone con cose che gli uscivano di fuori, coperte di sangue dalla testa ai piedi. Una cosa inimmaginabile. Quello che ho visto è stato un massacro, ho pensato Dio, morirò in ogni caso.”
Mercy viene portata a casa, si fa un bagno e saluta i suoi bambini.
Poi non riesce più a dormire, mangiare, lavorare.
“Bevevo tanto e non uscivo mai. Quella cosa mi perseguitava.” Disse al Daily Mail nel 2011.
Non ha più il controllo della sua vita.
“Ero convinta che Osama Bin Laden stesse preparando altri attacchi. Ogni volta che vedevo un aereo andavo nel panico. Se vedevo un uomo in un edificio, ero convinta che stava per spararmi. Iniziai a bere pesantemente. Poi di più. Non riuscivo ad andare avanti con la mia vita e iniziai a fare uso di droghe. Cominciai a fumare crack, perché non volevo vivere.
Avevo rinunciato a me stessa – non mi lavavo. Non mi riconoscevo quando mi guardavo allo specchio. Ero dimagrita fino a pesare 36 chili, solo pelle e ossa. Ero così egoista, e i miei bambini erano stati portati via da mia madre e mia zia. Stavo cercando di uccidermi con le droghe, che era una cosa così egoista. Pensavo che la mia vita fosse diventata un bidone della spazzatura. Prendevo pillole, droga, tutto ciò su cui riuscivo a mettere mano. Non arrivai all’eroina ma chi potrebbe dire dove sarei arrivata. Non sarei andata comunque avanti a lungo.”
Nel 2011 entra in una clinica per disintossicarsi.
Dopo le cure ottiene nuovamente la custodia dei suoi bambini e si trasferìisce di nuovo nel suo appartamento con il suo compagno.
Due anni dopo le viene diagnosticato un cancro allo stomaco.
Prima di morire si dice convinta che il tumore che la sta uccidendo sia dovuto proprio alle polveri che ha respirato e ingerito anni prima.
Convinzione, questa, che hanno moltissime delle persone presenti quel terribile giorno alle Torri Gemelle e che, dopo del tempo, hanno riscontrato questa ed altre malattie: i tumori possono rivelarsi anche molti anni dopo una causa scatenante.
Molte altre persone non credono a questa convinzione.
Non ho le competenze per dire chi ha ragione su questo, ma ho rivisto questa foto e ho pensato che forse dovremmo riflettere su due cose:
1. Fare qualcosa di brutto, piccolo o grande che sia, può stravolgere la vita di qualcun’altro. Il crollo delle Torri Gemelle è un evento che ha stravolto il mondo intero, ma per me è solo la lente di ingrandimento per tantissimi episodi quotidiani che ho vissuto o ascoltato dove una o più persone hanno smesso di vivere per un po’ o per sempre a causa di azioni altrui.
2. Una cosa, seppur piccola come un granello di polvere, seppur all’apparenza leggera e lavabile via con l’acqua, può restare e fare male anche anni dopo, all’improvviso.
Prendersi cura degli altri e non sottovautare le cose non è una limitazione nella vita, è un dovere.
Non si può essere certi di tante cose e tante verità tra le notizie dei giornali, le conseguenze di qualcosa e le reazioni della gente, ma si può essere certi del fatto che tanto, a volte troppo, dipende proprio da noi.