“Non sei una bellezza ma, ehy, vai bene!”

You ain’t a beauty but hey you’re alright” (Thunder road-Bruce Springsteen)
Non sei una bellezza ma, hey, vai bene!

Ma sei sicuro Bruce?
Sei proprio sicuro di quello che dici?
Sei sicuro che vada bene?
Perché di solito non è così.
Perché ogni mattina apro il giornale, i social, ascolto i commenti delle persone e mi accorgo che se non sei una bellezza non vai bene. Non vai bene per niente.

Una ragazza si è tolta la vita perché si vedeva brutta, un’altra ha speso ogni singolo centesimo della sua famiglia per rifare il suo corpo quasi interamente e le notizie che mi appaiono sullo schermo del computer, anche in questo momento, sono quasi tutte su prodotti di bellezza per migliorare il tuo viso, le tue gambe, il tuo sedere.
Soprattutto il sedere.
Durante l’estate è quest’ultimo che va in primo piano.

Ho ascoltato la tua canzone e quella frase mi ha sorpresa un po’.
Ne ho ascoltate altre.
I Prefab Sprout, gruppo di Newcastle, cantarono “Ci sono cose che feriscono più di macchine e ragazze”, riferendosi proprio a te che, secondo molti, parlavi sempre di queste due cose.
Ti hanno chiamato superficiale e monotematico.
Donne e motori.
Un connubio scontato e tipico.

Donne…
È vero, parli spesso di donne, ne hai sempre trattato.
Eppure le ragazze di cui parli non assomigliano a quelle che trovi sulle copertine dei giornali, prototipo irreale di una cultura fisica e apparente. Non sono quelle che immagini intorno a un uomo “macho” realizzato sentimentalmente.
Racconti di ragazze che scappano dalle città americane per costruirsi una vita migliore. Donne desiderate e affascinanti, ma di un fascino completo e non limitato a singole parti del corpo. Madri abbandonate dai loro compagni, mariti, uomini che le hanno lasciate sole, costringendole a crescere figli senza nessuno accanto.
Donne determinate, belle, vive, da ammirare.

E motori….
Anche le macchine ti accompagnano nei testi e nella vita.
Ma anche queste non rappresentano la tipica auto lussuosa e sportiva che troviamo sulle stesse riviste di cui parlavo prima.
Sono macchine vecchie, usate, che tu decidi di rimettere a nuovo, di aggiustare, di riscoprire nella loro bellezza che è solo celata dietro un po’ di ruggine, ma ben visibile a chi non si ferma alle apparenze.
Prendersi cura di un’automobile, credere in lei.

Donne e motori.
È vero, sono una tematica sentita da molti e di cui tu canti costantemente, ma per non essere banali non è necessario cambiare argomento, a volte basta cambiare il modo di affrontarlo.
Non cosa si fa, ma come lo si fa.

Non sei mai stato perfetto: hai divorziato con la tua prima moglie e sei diventato arrogante e irascibile per molto tempo, anche nei confronti di chi non c’entrava niente.
Ma hai chiesto scusa.
Hai dato uno schiaffo a una ragazza, durante una serata, ma tra gli insulti di qualcuno è emerso che si trattava di una tua ex fidanzata, fotografa di professione, che ti stava fotografando di nascosto quando avevi chiesto esplicitamente non fosse fatto.
Ti hanno definito megalomane parlando del soprannome con cui tutti ti conoscono, ma hai spiegato che “The boss” a te neanche piace, che era il modo in cui ti chiamavano i musicisti della tua band perché gestivi te i soldi dei concerti e che si è diffuso solo dopo che alcuni giornalisti l’hanno udito per caso.

Credo che anche a te piacciano le belle ragazze.
E anche il loro sedere.
Piace e piaceva a tutti.

Per Oscar Wilde “Un fondoschiena veramente ben fatto è l’unico legame tra Arte e Natura”

E per John B. Keane “Di tutti i panorami di questo mondo è insuperabile, e sempre lo sarà, il posteriore femminile”.

Un giorno, su set del film di Alfred Hitchcock “Prigionieri dell’Oceano”, l’attrice Mary Anderson, desiderosa di recitare al meglio delle sue capacità, chiese al regista quale lato di lei considerasse migliore. Hitchcock, senza alzare lo sguardo, rispose: “Mia cara, ci sei seduta sopra”.

Credo che questo non sia un problema.
Le donne sono belle e non c’è niente di male nell’ammirarle né ci sono aspetti negativi nella voglia di quest’ultime di curare il proprio corpo.
Quello che non funziona negli articoli che leggo e nei drammi che ascolto è il dominio di una bellezza vuota.
È l’aspirazione delle ragazze ad avere un fisico idealizzato da ormai troppo tempo che perde di significato.
Che diventa banale. Arido.

Quando parli di tua moglie non dici mai “io e lei”, dici “noi”.
E sottolinei questo perché per te, l’uomo e la donna sono due esseri diversi che si completano, che hanno bisogno l’uno dell’altra.
Sono una squadra.
Parli della donna che ti sta accanto come l’insieme di forza, determinazione, tenerezza che ti completa.
Come qualcosa di necessario perché il genere maschile si possa esprimere pienamente.

La ragazza che si è uccisa perché giudicata brutta è solo una delle tantissime che si susseguono da anni.

“You ain’t a beauty but hey you’re alright”
Avrei voluto che qualcuno le cantasse questa canzone, che le dicesse:
Ehi! Non sei una bellezza ma mi vai bene! Mi piaci così! Non mi interessa che tu segua quei canoni assurdi!
Vai bene perché ti prendi cura di un corpo e di una mente che sono tue.
Vai bene perché sei te.
Perché non sei una delle tante che non distinguo neanche più.

Vorrei che quando cammino per strada, esco la sera, vado al mare, i commenti degli uomini fossero apprezzamenti a una bellezza particolare, soggettiva, che non ha niente di negativo finché non spinge ad uccidersi chi non rispecchia un’oggettività creata a tavolino.

Anche noi donne guardiamo i sederi degli uomini, ma l’attenzione maggiore forse va al viso, alle spalle, agli addominali.

Sulla copertina del tuo album più famoso c’è proprio un sedere, ma non in sedere di una donna, il tuo!
Alcuni interpretano quell’immagine come una protesta alle scelte americane, sostenendo che sembri urinare sulla bandiera a stelle e strisce.
Ma non è ciò che racconti tu: la tua fotografa, Annie Leibovitz, ti scattò moltissime foto e ritratti, poi, mentre eri girato, immortalò il tuo fondoschiena senza dire niente.
A fine giornata, scorrendo le immagini per scegliere quella migliore trovasti questa e dicesti che, tra le tante foto fatte, alla fine, quella del tuo sedere era meglio di quelle della tua faccia.
“We took a lot of different types of pictures, and in the end, the picture of my ass looked better than the picture of my face”

Anche tu in quel giorno non ti piacevi granché.
Anche gli uomini non si piacciono.
Anche le rockstar si vedono poco affascinanti a volte.

L’angoscia delle ragazzine soffocate dalla società è decisamente comprensibile.
Ma non è accettabile.

In un’intervista hai citato Martin Luter King che un giorno disse: “L’arco dell’universo morale è lungo, ma inclina verso la giustizia”.
E che hai commentato dicendo “Ora, ci sono stati tanti, troppi giorni in cui, di recente, avrete avuto qualcosa da obiettare in proposito. Ma io ho vissuto abbastanza a lungo per vedere quel principio agire, e per continuare a crederci. Ho vissuto abbastanza a lungo, però, anche per vedere che l’arco non si piega da solo. Ha bisogno che tutti noi, giorno dopo giorno, gli facciamo sentire il nostro peso e spingiamo nella giusta direzione. Non dovete, non dobbiamo mai smettere di far sentire il nostro peso. Penso sia importante avere fede in quelle parole, non deviare e agire di conseguenza”

Non ti riferivi alle notizie di cui parlo in questa intervista, ma il concetto non cambia.

Dobbiamo tornare ad avere speranza nella giustizia e nel cambiamento.
È necessario spingere insieme nella stessa direzione, far sentire il nostro peso, cambiare le cose.
Per non leggere sempre le stesse notizie drammatiche o frivole sui nostri giornali.
Continua a cantare Bruce.
Io a scrivere e ad agire, muovendo il mio corpo, nel prossimo passo, a ritmo di “Thunder road”.

Pubblicato da chiaracuminatto

Mi chiamo Chiara Cuminatto e sono nata il 03/04/1989. Vivo a Campi Bisenzio a tratti perché viaggio molto e la mia vita imprevedibile non lascia spazio alla monotonia. Mi sono laureata in Lettere Moderne all'Università di Firenze nel 2011 e specializzata in Scienze Linguistiche all'Università di Bologna nell'Ottobre 2013. Ho cambiato diversi lavori a causa delle poche possibilità avute in ambito umanistico e linguistico, ma non smetto di credere nella bellezza delle sfide e nel potere di chi vuole qualcosa. Faccio parte di un gruppo missionario da ormai molti anni e la collaborazione tra le persone, la ricchezza delle diversità e l'aiuto fraterno fanno parte di me come stile di vita radicato a fondo. --------------------------------------------------------------------------------------------------- My name is Chiara Cuminatto and I was born on 04.03.1989. I live in Campi Bisenzio at times because I travel a lot and my unpredictable life leaves no room for monotony. I graduated in Modern Literature at the University of Florence in 2011 and specialized in Linguistic Sciences at the University of Bologna in October 2013. I changed several jobs because of the few possibilities had in the humanities and linguistics, but I do not stop believing in Beauty of the challenges and the power of those who want something. I am part of a missionary group for many years now and collaboration between people, the richness of diversity and the fraternal help are part of me as a lifestyle rooted deeply.

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