Un bacio senza “bacio”.

Il bacio è un gesto che consiste nel toccare qualcuno o qualcosa con le labbra.

“Bacio” deriva dal latino “basium”.
In latino, però, questo non era l’unico nome del bacio: esistevano anche “osculum” e “suavium”.
Il primo, con significato più elevato, indicava un bacio d’amicizia e di rispetto che si poteva dare, per esempio, tra familiari. Anche sulla bocca.
Il secondo, invece, era un bacio erotico, passionale, quasi volgare, che di solito veniva dato alle prostitute.
Il “basium” aveva invece un valore intermedio, sia di affetto che di amore. Proprio per questa sua versatilità, fu scelto come termine che prevalse tra gli altri e che portò al nostro “bacio”.

Abbiamo scelto una parola sola per indicare cose completamente diverse.

Mi sono chiesta perché, in una lingua ricca di sfumature come la nostra, piena di termini diversi che indicano cose tanto simili che gli stranieri spesso non ne colgono il senso, usiamo una sola parola per parlare di qualcosa così ricco di sfaccettature opposte.

Sono “baci” quelli sulla guancia che si danno tra amici o familiari.

E lo sono quelli che gli uomini danno sulla mano delle donne negli ambienti nobili e raffinati.

Quelli sulla bocca che anticamente si davano come simbolo di fratellanza: durante la messa, al posto della stretta di mano, veniva dato proprio un bacio come segno di pace.
A documentare la normalità di questo gesto, conosciamo il bacio di Giuda a Gesù, seppur di tradimento, descritto nei Vangeli; il bacio di conforto di Virgilio a Dante, nella Divina commedia; i baci sulla bocca dei capi delle fazioni avverse nella Firenze del 1300 come segno di pace, documentati da Dino Compagni.

Sono “baci” quelli visibilmente erotici, dati sulla bocca, sul collo e su altre parti del corpo.

E li sono quelli di affetto posati sulla fronte.

Lo sono anche quelli dati a oggetti particolari, secondo precisi rituali, per esempio il bacio dei musulmani alla Pietra Nera della Mecca, quello dei Cristiani alla Croce durante il Venerdì Santo, quello degli ebrei al Muro del pianto o degli Hindu alla terra nel templio.

“…la bocca mi basciò tutto tremante.”
è il verso scritto da Dante che indica la passione irresistibile tra i cognati Paolo e Francesca, che è diventato simbolo di un amore che sfida le convenzioni.

“…queste mie labbra, piene di rossore, al pari di contriti pellegrini, son pronte a render morbido quel tocco con un tenero bacio”
sono le parole che Romeo rivolge a Giulietta prima di baciarla dolcemente, nella tragedia di Sheakespeare.

“È così dolce il gioco ai due
e del baciare e del sentire,
che n’ebbero, senza mentire,
una gioia meravigliosa…”
sono le parole che descrivono l’amore adultero tra la moglie di re Artù e Lancillotto.

“15 maggio – Dopo quel bacio io son fatto divino. Le mie idee sono più alte e ridenti, il mio aspetto più gajo, il mio cuore più compassionevole. Mi pare che tutto s’abbellisca a’ miei sguardi”
Così Jacopo Ortis, personaggio di Ugo Foscolo, parla degli effetti eccezionali che un bacio può provocare.

 

Da Peter Cameron che dice che baciare qualcuno per la prima volta è sempre una specie di miracolo a Marcel Proust, che aveva come unica consolazione, il bacio che sua mamma gli avrebbe dato ogni sera prima che si addormentasse.

Sono infiniti gli autori che ne hanno parlato, i pittori che li hanno rappresentati, gli attori che li hanno interpretati, i sognatori che li hanno creati.

Il lupo di cappuccetto rosso probabilmente non avrebbe mangiato la nonna, se questa l’avesse baciato e Pinocchio avrebbe venduto il suo abbecedario centinaia di volte per ricevere più baci di quelli scambiati tra Lesbia e Catullo.

Mi sono chiesta perché usiamo una singola parola per tutto questo.

Ho pensato ai mille significati, alle mille interpretazioni, alle definizioni più assurde che sono state date a questo gesto.

Bacio è saluto, tradimento, amore, perdono, passione, buongiorno, buonanotte, inizio, fine.

Mi sono domandata se un solo termine fosse abbastanza a racchiudere tutto questo e mi sono risposta che, forse, è anche troppo.

Mi sono accorta che un bacio, qualunque esso sia, lascia sempre senza parole.

E che quindi, forse, per una volta, non c’è bisogno di dare un nome a questo gesto, ma di viverlo, tutti, solamente.

Un bacio.

 

 

Pubblicato da chiaracuminatto

Mi chiamo Chiara Cuminatto e sono nata il 03/04/1989. Vivo a Campi Bisenzio a tratti perché viaggio molto e la mia vita imprevedibile non lascia spazio alla monotonia. Mi sono laureata in Lettere Moderne all'Università di Firenze nel 2011 e specializzata in Scienze Linguistiche all'Università di Bologna nell'Ottobre 2013. Ho cambiato diversi lavori a causa delle poche possibilità avute in ambito umanistico e linguistico, ma non smetto di credere nella bellezza delle sfide e nel potere di chi vuole qualcosa. Faccio parte di un gruppo missionario da ormai molti anni e la collaborazione tra le persone, la ricchezza delle diversità e l'aiuto fraterno fanno parte di me come stile di vita radicato a fondo. --------------------------------------------------------------------------------------------------- My name is Chiara Cuminatto and I was born on 04.03.1989. I live in Campi Bisenzio at times because I travel a lot and my unpredictable life leaves no room for monotony. I graduated in Modern Literature at the University of Florence in 2011 and specialized in Linguistic Sciences at the University of Bologna in October 2013. I changed several jobs because of the few possibilities had in the humanities and linguistics, but I do not stop believing in Beauty of the challenges and the power of those who want something. I am part of a missionary group for many years now and collaboration between people, the richness of diversity and the fraternal help are part of me as a lifestyle rooted deeply.

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