Esistono tanti tipi di crisi: la crisi in un rapporto di coppia, la crisi esistenziale, la crisi per la perdita di un lavoro, la crisi dovuta a un litigio o alla perdita di una persona cara,.
Tante tipologie tutte accomunate dall’assenza improvvisa di un punto di riferimento, dal crollo di qualcosa a cui ci aggrappavamo fiduciosi e che, inaspettatamente, viene a mancare.
L’errore più grande che spesso facciamo è quello di vedere in questo avvenimento un punto di approdo in cui sostare rassegnati finché non accade qualcosa che smuove la situazione.
Ma letteralmente “crisi” viene dal latino crisis e dal greco κρίσις e vuol dire scelta, decisione; non indica sicuramente qualcosa di statico, ma, al contrario, qualcosa di transitorio che dipende da noi e dal nostro volere.
Indica qualcosa di necessario.
Indica una possibilità.
Indica un passaggio che ci permette di scegliere e capire per poter giungere a qualcosa di nuovo e migliore.
Nelle crisi individuali che ci troviamo a affrontare dobbiamo fermarci, guardarci, riflettere su dove questa fase transitoria può portarci e decidere un passo alla volta cosa fare e come farlo.
Nelle crisi che coinvolgono una coppia o un rapporto di amicizia è importante guardarsi negli occhi e decidere in due come muoversi: mettersi alla prova e valutare la volontà effettiva di superare questo momento.
Il nostro Paese sta attraversando una crisi economica e tutti ne siamo coinvolti. Uno per uno e tutti insieme.
Siamo tanti singoli individui di fronte allo specchio.
Siamo tante belle coppie che si pongono domande.
Siamo un popolo di volti e dubbi collettivi.
Siamo l’Italia e gli italiani e siamo di fronte a una scelta, siamo in quel periodo di passaggio e siamo fermi.
È tempo di muoversi e andare nella stessa direzione.
È tempo di guardarsi negli occhi, tutti, uno per uno, e prendere una decisione.
È tempo di riscoprire, insieme, l’essenza che si cela dietro un termine abusato e non permettere a paure o convinzioni di distogliere lo sguardo da un obiettivo positivo.
Mano nella mano
Guardati, donna triste,
nella vergogna di chi resiste.
Vivi le dita di un uomo sconvolto
che amando l’amore ti asciuga il volto.
Scopri l’essenza di una pomata
in quella carezza di lunga durata.
Guarda il dolore e la delusione
e ringrazia la mano di chi non ha nome.
Guardati, uomo arrabbiato,
pensa all’orgoglio che ti ha allontanato
medita origini e presupposti
che spingono i cuori a palpare gli opposti.
Ama l’abbraccio di chi consola,
di chi ti stringe con una parola.
Scopri in quel gesto che scaccia le angosce
il volto di un uomo che non ti conosce.
Guardati, uomo affranto,
strappato al lavoro e gettato nel pianto.
Prendi tuo figlio e siedigli accanto
fissa lo specchio senza rimpianto.
Tocca le dita di chi ricorda
e con la memoria ti scioglie la corda.
Bacia le unghie di quel passato
che graffia la vita di un disoccupato.
Guardati a terra, bambino caduto,
trova la forza di chiedere aiuto
soffri l’asfalto e la pelle che brucia,
sentiti solo, ma abbi fiducia.
Osserva il deserto e la casa distante,
voltati appena e scopri un passante.
Vivi in quel palmo che non ti aspettavi
la forza di un uomo che dona le ali.
Guardati, Italia, coi sogni divisi,
guarda le banche e assapora la crisi,
scruta la gente che perde la vita,
sana le lacrime di una ferita.
Vivi nel buio di chi ti ha creata,
spegni la luce che ti ha accecata.
Prendi le mani di chi produce
e intrecciale a quelle di chi ti conduce.
Conta le dita degli stranieri
e sfiora il futuro pensando a ieri
fondi le mani degli italiani
e forgia la cura del nostro domani.